Il rilassamento nel Tai Chi Chuan è un’azione attiva.


Nella pratica del TaiJi come per il Qi Gong, il praticante viene invitato a rilassarsi stando in piedi. La prima cosa che viene in mente è quella di chiudere gli occhi e abbandonarsi come in poltrona, cosa che assolutamente va evitata perché in poco tempo si “scivola” a caricare  tutto il peso sulle vertebre lombari, il capo ciondola stressando la cervicale,  lo sterno s’incassa sul plesso, in altre parole: il collasso strutturale. Questo avviene perché il senso comune associa la lassità al rilassamento, un equivoco che va chiarito.

Prima di rilassarsi è necessario che il corpo trovi una condizione tale che gli permetta di stare dritto, abbandonando il peso alla gravità usando il meno possibile la muscolatura. Prendendo spunto dal castello di carte, quando ne prendiamo due e  le facciamo combaciare dai bordi, cerchiamo il giusto equilibrio così che lasciando le carte si reggano da sole; il concetto di abbandonarsi nel Tai Chi e nel Qi Gong si avvicina molto a questo. Trovare il giusto equilibrio e quindi lasciarsi andare, cosa ardua all’inizio perché la vita ci ha abituato a stare sempre in uno stato di tensione che disallinea la parte spalle-torace rispetto al bacino. Anche riuscendo a raggiungere un ottimale assetto posturale, riprendendo l’esempio di prima, non lasciamo andare le carte, restiamo rigidi dentro come spesso accade nelle posture squadrate delle  arti marziali esterne. Lasciare andare significa permettere ai muscoli di allungarsi sulla struttura scheletrica che conduce il peso delle fasce sino a sotto i piedi. Il muscolo quindi esercita un’azione opposta alla contrazione e permette agli organi interni di collocarsi per gravità dentro il bacino. E’ una pratica tutt’altro che passiva che richiede una grande presa di coscienza delle tensioni che inconsapevolmente teniamo attive nel corpo.

L’insegnante prima di invitare al rilassamento  dovrebbe spiegare in modo chiaro cosa sia il baricentro del corpo (dan tien) e come collocarlo in maniera corretta nel bacino. Come la parte inferiore del Dan Tien si appoggia sull’arco delle gambe diventando una sorta di chiave di volta. Sopra ci si pone il peso del busto e delle spalle. Per allinearli in modo corretto si usa la testa; per suggerire il movimento giusto spesso si usa la metafora del filo a piombo: la testa è il punto da cui si regge il filo per far cadere spalle, addome e torace perfettamente impilati dentro le anche. Tutti questi allineamenti permettono al peso del corpo di arrivare sino alla pianta dei piedi. La sinergia di tutti questi fattori, che si accordano con la pratica, permette di raggiungere la capacità di compiere azioni in maniera rilassata e potente, con un corpo aperto e ben strutturato. Come recita il titolo di quest’articolo rilassarsi è un’azione attiva che va posta in essere.

 

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